sabato 1 settembre 2007

Cose da fare quando ti invitano alla Biennale

Son stato alla biennale. E siccome sono snob dico subito che non c'è niente di che (e che l'arsenale della Serenissima resta molto piu' interessante di tutte le opere esposte al suo interno). Ma siccome sono anche parvenu dico anche che mi son comunque divertito parecchio a girare, far commenti e tirare freccette nel padiglione svedese. Visto infine che sono anche un sagace sémiologue (usiamo parola straniera per rispettare lo stile di questo post...) ho individuato alcune regole fondamentali che ogni artista dovrebbe seguire per garantirsi attenzione e rispetto, una volta invitato nel biennale baraccone. A chi si dovesse chiedere perchè non le tenga per me, garantendomi una vita di soddisfazioni o quantomeno qualche comparsata a Telemarket, rispondo (rimanendo in tema) che mi sento come quelli che vendono di mattina i numeri del lotto nelle tv private: li so, ma se li giocassi non vincerei, dunque visto che dell'informazione non si butta niente (come del maiale, ma sono vegetariano, quindi macello informazione), preferisco non sprecare questo sapere e metterlo a disposizione di qualcuno che potrà invece beneficiarne.

Regola 1: Fare un omaggio a Venezia.
Non c'è nome importante che, tra barchette o vetri di murano, rinunci a sfruttare (ops, a reintrapretare artisticamente, intendevo) in qualche modo un cliché sull'esotica città ospitante. Dunque tra due anni preparatevi a scatenarvi con acque alte, cappelli rotondi di paglia, Lino Toffolo o camper camuffati da finti mezzi blindati (con doppia citazione all'attacco dei "serenissimi" di qualche anno fa e al furgone di George Peppard trasformato da Mr. T in ogni puntata dell'A-Team).

Regola 2: Esorcizzare la morte.
Questo vale sempre ed in effetti è cosa di cui è difficile non parlare, per cui potreste essere tentati dal non prestarvi attenzione per paura di risultare scontati: sarebbe un grave errore. Tra ragazzini che giocano a calcio coi teschi, folle multilingue che ripetono che moriranno, donne francesi che riprendono l'agonia della madre, gli artisti anche quest'anno ci tengono a farci sapere che han paura di morire. Personalmente non avevo bisogno del memo. Però proprio questa potrebbe essere una buona proposta per la prossima edizione. Una specie di versione globalizzata del monaco trappista: allarmi sul cellulare, messaggi su gmail e post-it con scritto "ricordati che devi morire". E magari un po' di odore di carne in putrefazione, così l'installazione è completa.

Regola 3: Critica del conflitto in Iraq.
Trovare qualcosa di nuovo qui sarà davvero dura, non c'è uno che non si sia inventato qualcosa anche quest'anno (tra foto di morti, omaggi, critiche, provocazioni e finte agenzie turistiche per viaggi di piacere a Baghdad, con tanto di biglietto stampato se si ha la pazienza di far la coda). Però dai, ci sono altri due anni per scoprire qualcosa di peggio di Abu Ghraib, dei massacri di civili, delle fosse comuni e dei calzini bucati di Paul Wolfowitz. Insomma un'idea verrà fuori.

Regola 4: Mostrare uccelli morti.
Non è davvero importante in quale formato: impagliati, fotografati, in poliuretano, di vetro (vedi regola 1) insomma va bene tutto, basta che la cosa sia abbastanza truce da trasformare il proprio padiglione nell'inferno del birdwatcher. Mi dicono che questa cosa vada avanti da tanti anni, che già lo facevano negli anni '60 e poi volendo basta pensare alle buone vecchie nature morte con cacciagione, però garantisco che l'uccello morto è ancora un irrinunciabile capo all'ultima moda.
Per la prossima edizione potrebbe dunque essere un'idea provare a sconvolgere tutti allestendo una grande gabbia piena di piccoli uccellini ancora saltellanti. Ma, per non essere troppo provocatori, affiancandovi un'arzdora veneta che mescoli la polenta nel paiolo, giusto per dare la garanzia che vivi lo saranno ancora per poco.

Provate ora ad immaginare una installazione che mostri la triste storia di un piccione che, dopo la morte di tutta la propria famiglia (regola 2), impagliata da un artista canadese (regola 4), ormai incapace di provare soddisfazione nell'imbrattare piazza San Marco (regola 1) parta per un lungo viaggio alla ricerca di se stesso, che si conclude drammaticamente a Baghdad, quando nel tentativo di defecare sulla cupola di una moschea (così ci mettiamo anche lo scontro di civiltà, fuori categoria, ma sempre vincente) viene impallinato da un cecchino sciita, poi fatto saltare in aria da un attentatore sunnita, poi ucciso (assieme a qualche civile di passaggio) da una pattuglia americana (sembra la versione irachena della "fiera dell'est", ma è per rispettare anche l'ultima regola, la numero 3).
Dico: che grande artista che sarei. Vedo già il mondo dell'arte ai miei piedi. E invece offro a voi tutto questo. Come una quaterna sulla ruota di Venezia. Ma affrettatevi, sento già i centralini in subbuglio.

venerdì 27 luglio 2007

Please mind the gap

Sarà che Londra mi ha colpito molto, che la sua complessità non sembra caos ma opportunità, che per strada sui muri c'erano molte piu' pubblicità di libri e romanzi che non di cellulari e compagnie telefoniche, che in quanto vegetariano mi son persino trovato bene a mangiare (nota bestia nera di ogni viaggio oltre manica), che la gente era di una gentilezza e disponibilità rara, che pur nel diluvio che in quei giorni l'ha martoriata anche piu' del solito costringendo alla chiusura molte fermate del Tube, l'underground era comunque molto piu' efficace di qualunque metropolitana a sud di Francoforte; ecco sarà soprattutto per quest'ultimo motivo, ma oggi ho deciso di parlare proprio di metropolitane e di metropoli, o meglio, della piu' grande metropoli che esista: Internet.

Mi sono infatti imbattuto nella seconda versione (appena uscita con molti aggiornamenti) di una interessantissima mappa di internet. Si tratta del lavoro di alcuni ricercatori giapponesi, che hanno costruito (basandosi graficamente sulla complessa mappa della metropolitana di Tokyo) una mappa della "Metropolitana Web", in cui le linee dei treni sono sostituite da linee tematiche di internet (ad es. Sharing, Tools, News, Community, Main Sites...) e le fermate sono costituite dai 200 principali siti internet organizzati appunto su queste categorie.
Così se sulla linea principale (nera) si trovano Google, Youtube, Wikipedia, Ebay, Yahoo e così via, su altre linee si trovano siti comunque importanti, altri meno noti e altri a me del tutto sconosciuti (ed in alcuni casi è proprio un peccato e dunque questa diventa l'occasione per scoprirli). Le linee a loro volta si intrecciano, con "junctions" ed altri collegamenti (fa ancora in parte eccezione la Chinese Line, che corre sempre piu' cospicua ed importante ma ancora largamente isolata).
Ho personalmente trovato divertente cercare i siti che uso quotidianamente e altri che invece non sono stati inseriti, così come scoprire alcuni servizi decisamente utili che non sapevo esistessero e poi farmi un'idea piu' ordinata (ma senza peccare di semplicismo o positivismo) di cosa ci sia di significativo nell'ormai sterminato web.
Per quanto riguarda i siti italiani presenti, sono solamente (?) quattro, ovvero la versione italiana di Google e Yahoo, Repubblica.it e (??) il blog di Beppe Grillo, ovviamente in posizione abbastanza periferica. Insomma, dì grazia...

Noi (non giapponesi) purtroppo ci perdiamo alcune finezze dovute ad alcuni significati che per gli abitanti sono connotati alla corrispettiva mappa di Tokyo. Ad esempio mi dicono che Google nella precedente versione si trovasse in una zona molto giovane creativa e vivace, mentre ora è stata spostata in quello che nella realtà è un quartiere che sta diventando sempre piu' commerciale e un po' discusso, anche se ancora vivibile (il tutto con un evidente riferimento alla fine della fiducia globale nel "don't be evil", con particolare riferimento alle discutibili politiche di privacy del "padrone del web")

A proposito di Tokyo, il poligono verde che sta al centro corrisponde ai giardini dell'Imperatore, ma in questa versione siamo invece noi a trovarci al centro di questa mappa, che pubblico qui, sicuro che sarà divertente da visitare e molto probabilmente utile per orientarsi nel web senza peccare delle semplificazioni alle quali ricorrono solitamente le riviste di tecnologia.
Clicca sull'immagine (è ovvio ma non si sa mai) per ingrandire...

giovedì 19 luglio 2007

London Telling

Da domani qualche giorno di pausa e ci rivede al ritorno da Londra.
Tra l'altro questo è stato un periodo in cui son riuscito a scrivere poco di quello che avrei voluto, dato che sentivo il senso di colpa degli articoli "professionali" ai quali avrei invece dovuto lavorare e dunque, per tornare in sella, sarà utile piu' che mai sbloccare finalmente i racconti su questo blog.

Mi sembrava infatti questa l'occasione giusta, ma mi sono appena accorto che non è possibile uploadare file pdf (o altro formato simile) su blogger. Qualcuno ha suggerimenti su come risolvere la questione?

Certo potrei copiare tutto in un post, ma sarebbe troppo lungo e difficilmente stampabile. Oppure convertire in immagine. O caricarlo da qualche parte. Boh. Ci penserò quando torno dalla perfida Albione, comunque se qualcuno nel frattempo volesse condividere qualche suggerimento o esperienza mi farebbe piacere e sarebbe assai comodo.

lunedì 16 luglio 2007

Tempo che passi come un ruspa

Sono invecchiato ufficialmente. Segue, a causa di ciò, uno sfogo privo di senso.

Ieri stavo sistemando un errore sul mio “profilo utente” quando ho notato un altro sbaglio: il blog sosteneva avessi 28 anni. C’ho messo un minuto buono a rendermi conto del fatto che fosse vero.

Mi è sempre capitato di sentirmi a pelle un anno in meno di quelli anagrafici (contrariamente ai giapponesi che invece contano anche il periodo trascorso nell’utero materno) ma questa volta la situazione è drasticamente diversa. A parte il fatto che, per una volta, questi ventisette anni me li sentivo calzare addosso già da diverso tempo (e per cose accadute per la prima volta non me ne sarei attribuiti di meno, va bè, forse appena uno). Ma il fatto è che il passaggio oltre i ventisette anni di età costituisce, almeno dalla nascita della moderna società pop, un rito di passaggio imprescindibile.

Come tutti sanno, infatti, a ventisette anni sono morti Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison, Kurt Cobain e ancora Basquiat, Bobby Sands, Ron McKernan. I ventisette anni hanno per questo (al di là delle superstizioni) guadagnato un ruolo nell’immaginario collettivo (vedi l’effluvio di siti internet dedicati a questo inutile topic): il punto di svolta tra il giovane ribelle e il conservatore che lentamente morirà democristiano.

Raggiungere in vita quest’età viene percepito come l’ingresso nel mondo degli altri. E anche se so bene che in realtà tutto questo non vuol dire niente, che non esiste nessun “gli altri” e tanto piu’ non legato ad una questione anagrafica che, fino a che non si muore proprio, appare decisamente irrilevante, nonostante tutto questa cosa mi ha fatto effetto. E quel ventotto sul profilo utente ancora mi inquieta.

Sarà perché questa notte (a dire il vero si era già verso mattina, e questa faccenda dell’insonnia non so se appartenga alla giovinezza o alla senescenza) mi sono ritrovato prima a guardarmi Marzullo, trovandolo decisamente interessante (cosa che inspiegabilmente mi accade da qualche tempo) e successivamente (in una successiva scorribanda davanti al piccolo schermo) a seguire una improbabile Ottavia Piccolo in vestiti anni ’80 che fingeva di tradurre romanzi erotici, per guadagnare qualcosa, dopo l’insuccesso della carriera da scrittrice del suo personaggio.

E al di là della profonda comprensione che vivevo per il suo personaggio (penso in realtà avrebbe volute essere una commedia, ma non ci giurerei e sicuramente faceva ridere come Kaurismaki visto da depressi) il fatto è che io non vorrei nemmeno sapere chi sia Ottavia Piccolo. Sabato sera avrei invece voluto aver voglia di andare a sentire il concerto degli Arctic Monkeys assieme a quei ragazzini che passavano davanti a casa mia con le magliette colorate, o vorrei invece saper raccontare ogni minuto delle vacanze di… cerco su google… boh… Melissa Satta va bene? (sicuramente va bene per dare ragione al Financial Times riguardo all’abuso del corpo femminile in italia, denuncia che condivido e che - con legittima incoerenza - alimenterò con questo blog) Mi piacerebbe tanto… va bè mi fermo: tanto lo sappiamo tutti che non è vero. O che quantomeno o perso il filo.

mercoledì 11 luglio 2007

Fuori dall'albergo, dentro alla libreria

E' periodo di pubblicazioni. Così in buchetta, questa mattina, tra il solito ciarpame che finisce direttamente nel frigo anni '50 della coca-cola che ho convertito catarticamente in "isola ecologica", ho trovato una busta piu' interessante del solito.

E' stata infatti finalmente pubblicata una delle antologie di racconti alle quali ho partecipato e che attendevo: "Albergo Europa: camere comunicanti".
Così appena ricevute le mie copie procedo prontamente a fotografare (con pessima luce, mi direte - ma almeno stavolta non sembra una muffa...) e uploadare.

Il racconto col quale ho vinto si intitola "In attesa fuori dall'albergo" e, pur non essendo tra i miei preferiti (ma ne avrò di preferiti?), ora che è stato pubblicato potrò finalmente renderlo disponibile sul blog (appena l'avrò messo in pdf).

Per chi invece fosse interessato al libriccino (è davvero piccolo piccolo) cartaceo, lo può per il momento trovare nelle varie Culture Factory della Fondazione ENI Enrico Mattei, che si trovano a Roma, Milano,Torino, Genova e Venezia.

martedì 3 luglio 2007

Consiglio per gli acquisti: esce un mio libro

Sabato 7 luglio esce in edicola, in allegato al settimanale Carta, un mio libro. E' un saggio dal titolo "Diplomazia dal basso. L'esperienza di Dialoghi di pace a Cipro", che contiene però anche elementi di narrativa.
E' infatti un volume di 144 pagine che ho curato, raccogliendo testi sia di altri autori che miei, dividendolo in due parti.
Nella prima - piu' professionale - si affronta il tema dell'invio di volontari in missioni di mediazione nelle aree in conflitto e si presenta la questione poco nota del conflitto (ancora vivo) tra greci e turchi di Cipro (tra gli autori di questa prima parte anche un greco cipriota e un turco cipriota che hanno scritto insieme una Storia della loro Isola).
Nella seconda invece si entra nel vivo della parte piu' narrativa con una raccolta di articoli scritti da me e da altri volontari, nel corso di un progetto di mediazione, che ci ha tenuti sull'Isola per quasi un anno e nel quale siamo ancora impegnati. Si parte dal racconto dell'arrivo, si prosegue con la scoperta di un luogo e dei suoi problemi, fino ad arrivare ad un affresco della complessa realtà cipriota, cercando di raccontare con sincerità ed ironia dei nostri sforzi tra successi, fallimenti e vita quotidiana.
Ah costa solo quattro euro (dei quali a me credo non andrà un centesimo, anche se mi viene in mente ora che mi devo far spiegare perchè...) e sarà in edicola fino al 28 luglio. Ma affrettatevi a prendere la vostra copia perchè da quello che ho capito ne manderanno solamente uno o due per ogni edicola!

giovedì 28 giugno 2007

Occhio, malocchio, prezzemolo e concorso

Non sono una persona superstiziosa. Punto. Al termine di questa frase solitamente si aggiunge invece una virgola, seguita da un "ma". Sono invece talmente certo di non poter essere superstizioso che non ho intenzione di cedere ad alcuna virgola.
MA è vero che questo blog iniziava ad essermi parecchio antipatico per una ragione molto semplice: ricorderete infatti come questo fosse nato per monitorare l'andamento della mia carriera letteraria, in un momento in cui questa sembrava andare piuttosto bene, beh, dal momento in cui avevo posto la prima pietra del blog, non ero piu' stato ammesso nemmeno alla fase finale di nessun concorso letterario al quale avessi partecipato... appunto, non sono superstizioso, però sembrava indubbio che questo blog portasse male...
Ora invece il tabu' è infranto, la spirale negativa è interrotta e il circolo vizioso è sciolto... un concorso è finalmente andato bene! E per di piu' per la prima volta un concorso che si tiene nel meridione, quando ormai iniziavo a temere che le mie corde non fossero sintonizzate con la sensibilità locale (statisticamente la diversità dei miei risultati nei concorsi di centro-nord e sud era davvero strabiliante).
Per farla breve, il mio racconto sul "fai da te" (uno di quelli la cui genesi avevo raccontato nei mesi scorsi) è nella selezione finale per un premio a Bari (nella foto, la prestigiosa "ciliegia ferrovia", vanto della zona) e sarà comunque certamente pubblicato in una antologia "primaverile".
Insomma, mentre si avvicina il termine della Fase 1 dell'esperimento "tendollarwriter", ovvero l'anno di concorsi letterari, finalmente arriva un successo che mancava da tempo e che, aspettando gli ultimi giudizi ancora in attesa, spinge a considerare con maggiore fiducia l'implementazione delle prossime fasi (molto project manager eh... se dovesse andare male qui potrei pensare a una carriera nel marketing della ciliegia ferrovia...).

sabato 26 maggio 2007

dieci incipit: i testi

Ecco dunque dieci incipit tratti dalla mia carriera di lettore (per l'introduzione e la spiegazione vedi il post qui sotto "dieci incipit: prologo").
Nel week end deciderò le vittime che dovranno proseguire la catena, anche se essendo pessimo nelle relazioni pubbliche da blogger dovrò arrampicarmi sugli specchi...


Peter Pan
di James Matthew Barrie

Tutti i bambini, tranne uno, crescono. Lo sanno presto che cresceranno e Wendy lo seppe a questo modo. Un giorno, quando aveva due anni, giocando in un giardino, colse un fiore e lo portò di corsa a sua madre. C'è da pensare che la bimba, in quell'atteggiamento, sembrasse deliziosa, poiché la signora Darling appoggiò le mani al cuore ed esclamò: "Oh, perché non puoi restare così per sempre?" Questo fu tutto quanto passò tra di loro sull'argomento, ma, da allora, Wendy seppe che sarebbe dovuta crescere. Tutti, dopo i due anni, scopriamo questa verità. I due anni sono il principio della fine.

Un sacchetto di biglie
di Joseph Joffo

Faccio rotolare la biglia tra le dita, in fondo alla tasca.
E’ la mia preferita, l’ho sempre con me. E lo strano è che si tratta della piu’ ordinaria di tutte: niente a che vedere con le agate o con quelle grosse di piombo che ammiro nella vetrina di papà Ruben, all’angolo della rue Ramey; è una biglia di terracotta con la vernice scheggiata che crea sulla sua superficie delle asperità, dei disegni, com il mappamondo che abbiamo in classe, in piccolo.
Mi piace, è bello avere la Terra in tasca, ben in fondo con le montagne, i mari e tutto.
“E allora, accidenti, ti decidi?”

I delitti della Via Morgue
di
Edgar Allan Poe

Le facoltà mentali che sono chiamate analitiche sono, di per sé, poco suscettibili di analisi; le valutiamo esattamente solo nei loro risultati; tra l'altro, sappiamo che per coloro che le possiedono sono una fonte di vivissima gioia. Come l'uomo forte si rallegra della sua abilità fisica dilettandosi in quegli esercizi che mettono in azione i muscoli, così un uomo di mente analitica si gloria di quell'attività spirituale che sa districare e trova piacere anche nelle più comuni occupazioni che fanno entrare in azione il suo talento; va pazzo per gli enigmi, gli indovinelli, i geroglifici, mostrando nella soluzione di ognuno un acume che alle persone normali sembra soprannaturale; i risultati ottenuti attraverso l'essenza, l'anima stessa del metodo, hanno, in verità tutta l'aria di una intuizione.

Moby Dick o la balena
di Herman Melville

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovviginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.

Memorie dal sottosuolo
di Fedor Michailovic Dostoevskij

Sono un uomo malato... Sono un uomo cattivo. Un uomo sgradevole. Credo di avere mal di fegato. Del resto, non capisco un accidente del mio male e probabilmente non so di cosa soffro. Non mi curo e non mi sono mai curato, anche se rispetto la medicina e i dottori. Oltretutto sono anche estremamente superstizioso; be', almeno abbastanza da rispettare la medicina. (Sono abbastanza colto per non essere superstizioso, ma lo sono.) Nossignori, non voglio curarmi per cattiveria. Ecco, probabilmente voi questo non lo capirete. Be', io invece lo capisco.

Il pendolo di Foucault
di Umberto Eco

Fu allora che vidi il Pendolo.
La sfera, mobile all'estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà.
Io sapevo - ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell'incanto di quel placido respiro - che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero "pi greco" che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili - così che il tempo di quel vagare di una sfera dall'uno all'altro polo era effetto di una arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l'unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di "pi greco", il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio.

Sei pezzi da mille
di James Ellroy

ESTRADIZIONE
22-25 novembre 1963

WAYNE TEDROW JR.
Dallas, 22/11/63

L'avevano spedito a Dallas ad ammazzare un pappone negro di nome Wendell Durfee. Non era sicuro di farcela.
Il Consiglio dei gestori di casinò gli aveva offerto il viaggio. In prima classe. Avevano attinto dai loro fondi neri. L'avevano pagato. Gli avevano dato sei pezzi da mille.
Nessuno l'aveva detto:
Ammazza quel negro. Fa' un bel lavoro. Prendi i nostri soldi.

Q
di Luther Blissett

Sulla prima pagina è scritto: Nell'affresco sono una delle figure di sfondo.
La grafia meticolosa, senza sbavature, minuta. Nomi, luoghi, date, riflessioni. Il taccuino degli ultimi giorni convulsi.
Le lettere ingiallite e decrepite, polvere di decenni trascorsi.
La moneta del regno dei folli dondola sul petto a ricordarmi l'eterna oscillazione delle fortune umane.
Il libro, forse l'unica copia scampata, non è più stato aperto.
I nomi sono nomi di morti. I miei, e quelli di coloro che hanno percorso i tortuosi sentieri.
Gli anni che abbiamo vissuto hanno seppellito per sempre l'innocenza del mondo.
Vi ho promesso di non dimenticare.
Vi ho portati in salvo nella memoria.
Voglio tenere tutto stretto, fin dal principio, i dettagli, il caso, il fluire degli eventi. Prima che la distanza offuschi lo sguardo che si volge indietro, attutendo il frastuono delle voci, delle armi, degli eserciti, il riso, le grida. Eppure solo la distanza consente di risalire a un probabile inizio…

Un punto d’origine. Memorie che ricompongono i frammenti di un’epoca. La mia. E quella del mio nemico: Q.

La biblioteca di Babele
di Jorge Luis Borges

L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d'una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra galleria, identica alla prima e a tutte. A destra e sinistra del corridoio vi sono due gabinetti minuscoli. Uno permette di dormire in piedi; l'altro di soddisfare le necessità fecali. Di qui passa la scala spirale, che s'inabissa e s'innalza nel remoto.

Sportswriter
di Richard Ford

Mi chiamo Frank Bascombe. Faccio il giornalista sportivo.

Da quattordici anni vivo qui, al 19 di Howing Road, A Haddam, New Jersey, in una grande casa Tudor che ho comprato dopo aver venduto un libro di racconti a un produttore cinematografico.

Mi aveva reso un mucchio di soldi, allora e sembrava che la cosa avrebbe garantito una vita piacevole a me, a mia moglie e ai nostri tre bambini, due dei quali non erano ancora nati.

Che cosa fosse quella vita piacevole che mi aspettavo, non saprei proprio. Comunque non direi che non ci sia stata. E' che sono successe tante cose, da allora. Per esempio, non sono piu' sposato con X. Il bambino che avevamo quando tutto è cominciato è morto, ce ne sono altri due, come ho detto prima. Sono vivi e sono proprio dei bei bambini.

dieci incipit: prologo

Mio malgrado, sono stato coinvolto, da cari amici, in due catene tra blogger: una sugli incipit di libri a cui teniamo (grazie bardamu...), l'altra sui 25 brani che siano in grado di raccontare cosa sia il rock ad un alieno (grazie accentosvedese...). Quest'ultima necessita di piu' raziocinio di quanto sia io in grado di fornire in questi giorni, ragione per cui preferisco procedere prima con gli incipit.

Ne ho scelti dieci, non dai miei libri preferiti in assoluto (non saprei indicarli, temo), ma piuttosto da libri che costruiscano un percorso della mia vita di lettore. Perciò il primo sarà addirittura "Peter Pan", il primo libro che abbia letto per conto mio, proseguendo poi con il primo libro serio da piccolo, "un sacchetto di biglie", un libro che oggi non so proprio come sia, lo ricordo vagamente, con cose anche dure, e quella malinconia da narratore anziano che parla dell'infanzia. E poi proseguo con l'adolescenza e via quindi a tre grandi tra grandi: poe, melville, dostojievskji. Poi una manciata di italiani, ovvero il mio prof. Eco e gli amici Wu Ming quando ancora erano Luther Blisseth. Concludendo infine con un terzetto d'oltreatlantico: la narrazione fatta carna di Ellroy, la mia assoluta passione per Borges (che con Poe testimonia il mio affetto per il racconto come forma autonoma, a volte molto piu' potente del romanzo) e concludendo con la piu' recente infatuazione per Richard Ford (autore meno narrativo e apparentemente troppo esplicitamente introspettivo per i miei gusti e che invece mi sta piacendo davvero molto).

Ora che li ho declamati, non resta che copiare gli incipit... domani. Anche per guadagnare tempo e riuscire a procurarmi un'altra copia di quelli che in questo momento sono in prestito ad amici. Su internet infatti non li ho trovati. E, in silenzio, me ne sono immotivatamente compiaciuto. Sarà piu' piacevole condividere testi, anche molto noti, che altrimenti non si potrebbero trovare.

martedì 22 maggio 2007

Illustre artista...

Questa mattina ho trovato nella buchetta della posta una lettera indirizzata a me. E sull'etichetta mi si appellava nel modo discutibile che riporto nel titolo. Spinto da tale irresistibile "lusinga" mi son dunque forzato ad aggiornare il blog.
Si trattava della risposta ad un concorso letterario (la prima di cinque o sei che dovrei ricevere per questo mese) al quale avevo partecipato con una storia sulla vecchiaia di Hernan Cortes.
Beh, alla faccia dell'illustre artista, non son nemmeno tra i finalisti! Io che già mi vedevo crogiolarmi al sole di Cava de' Tirreni con il fare dell'illustre artista...
Dicono che mi darebbero comunque una medaglia se ci andassi... questa cosa mi ricorda un po' le medaglie del Comune che per un decennio ci rifilarono ad ogni evento e competizione scolastica, indipendentemente dal piazzamento, così sulla fiducia. Alla fine ognuno di noi ne possedeva una decina, tutte uguali, scure, con un bassorilievo dei tre monumenti simbolo della città su di un lato e... boh non saprei dire cosa ci fosse sull'altro... belle però, e credo di aver imparato a conoscere le leghe metalliche con quelle medaglie. Probabilmente non sembrerà un grande merito, però meglio che niente...
Va bè, smetto di sbrodolarmi addosso parole. Credo siano i postumi dell'astinenza da blog. Cercherò di evitarli, con una maggiore regolarità redazionale. A partire da ogni volta che mi arriverà un'altra illustre trombatura...

venerdì 20 aprile 2007

Andamento lento

Tra tesi di master consegnate, voli aerei persi, riunioni cruciali per l'umanità... e consueta pigrizia siam di nuovo qua.

Nel frattempo la pubblicazione di cui parlavo nell'ultimo post è finita ed in stampa.

Nei prossimi giorni comunque mi rimetterò al lavoro, perlomeno sul racconto del Kursk, per il concorso di fine mese.

Per tutto il resto si vedrà, in effetti sto facendo un mucchio di cose, anche se la sensazione è quella del titolo del post, ma forse è meglio così...

lunedì 2 aprile 2007

Bozze fuori da un albergo

Ho ricevuto l'altro ieri le bozze di uno dei racconti di cui sto aspettando la pubblicazione.
Si tratta di una raccolta a cura della Fondazione Enrico Mattei, dal titolo Albergo Europa, che contiene una mia storia che ha vinto l'omonimo premio 2006 a Venezia.
Al di là del fatto che mi senta sempre molto professionista (ovviamente senza motivo) quando trovo in buchetta il pacco con le bozze di una pubblicazione, mi ha soprattutto fatto piacere trovare questa illustrazione sulla copertina del mio racconto (mi scuso per la qualità dell'immagine, ma ho lo scanner rotto...).
Non so ancora chi sia l'autore dell'illustrazione, e a dirla tutta è qualcosa di molto lontano da quello che c'avrei messo io, ma, forse proprio per questo, è stata una gradita sorpresa. E' bello e stimolante essere stupito da qualcosa di apparentemente lontano da te, ma, in un modo diverso, legato a quello che volevi esprimere.

Il tema avrebbe dovuto essere l'Europa e quindi, come da copione, ho ambientato la storia in Libia, con personaggi di varie zone dell'Africa e... va bè, mi fermo anche perchè conto di poterla postare presto anche qui, non appena sarà stato "dato alle stampe"...

venerdì 23 marzo 2007

Un volto e una storia

Dell’uomo che ho scovato, voglio ora fornire l'aspetto: quello che pare fosse il suo aspetto.

Guardate dunque questo ritratto. Vi sembrerà forse non possa essere un personaggio interessante. L’incisore lo incontrò quando aveva quasi cinquantacinque anni ed era già tornato alla sua Università, in Europa, da molto tempo.

Provate però ad immaginarvelo all’età di trentadue anni. A migliaia di chilometri di distanza. Risalire la corrente dell’Hudson pagaiando con due guide irochesi, la barba lunga, impregnato di grasso d’orso per tenere lontani gli insetti, stremato dallo sforzo. E non per scuoiare pellicce o per vendere rum, ma per cercare una cosa. O meglio, tutte le cose.

Ora riguardatelo negli occhi. E ditemi che non abbiamo tutti almeno una storia che valga la pena raccontare. Che si debba raccontare.

mercoledì 21 marzo 2007

Di brutti risultati, nuove aspettative e box doccia

Mentre attendo di aver terminato la lettura del libro del post precedente, per poi buttarmi sul racconto correlato e sull'uomo le cui gesta narrerà, ho deciso di rimettermi forzatamente al lavoro con un altro paio di concorsi in scadenza.

Ho infatti incassato in questi giorni due pessimi risultati: da un brevissimo raconto inviato al concorso del Cavedio a Varese e dalla mia prima fiaba, che avevo inviato a Prato di Fiabe. In entrambi non sono tra i finalisti.

Dunque ho deciso di rimangiarmi quanto detto su "marzo mese sabbatico" (niente concorsi per lavorare alla tesi di Master) e quindi di prendere parte a due concorsi a tema libero (alcune indicazioni, ma non esplicite), tra le 6.000 e le 10.000 battute, in scadenza a fine mese.

Per il primo penso scriverò un altra storia legata all'emigrazione (fino ad ora han portato bene), per l'altro credo utilizzerò un'idea che mi è venuta in questi giorni, su un cassiere di un megastore di "fai da te", impegnato tutto il giorno a immaginarsi la vita dei clienti, dagli strani acquisti che scorrono sul rullo della cassa.

E a questo punto spengo il laptop, che appunto faccio forse in tempo a passare da Leroy Merlin a cercare un profilino plastico per sistemare il box doccia... tra l'altro quello del prossimo concorso sarà il secondo racconto in cui parlo del mio box doccia in costruzione, meglio che accelleri il montaggio o rischio l'ossessività, la noia, o di essere scambiato per un rappresentante... diranno "mah guarda ormai il marketing cosa non ti va a pensare..."

domenica 18 marzo 2007

Caccia all'uomo

Esce il 20 marzo il nuovo libro dei Wu Ming. Si intitola Manituana e questa volta lo attendo con particolare interesse.
Ma facciamo un passo indietro. Per saperne di piu’ su Wu Ming (nome collettivo di cinque scrittori bolognesi per nascita o adozione) basta visitare il loro sito www.wumingfoundation.com per cui voglio solo fare una breve nota sul mio rapporto con loro.
Nel mio piccolo mi piace pensare di aver minimamente partecipato nei ’90 alla bella esperienza di guerriglia informativa del Luther Blisset Project, da cui gli attuali Wu Ming fecero nascere il progetto editoriale “Q”. Ho quindi poi continuato a leggerli con affetto e al Festival della Letteratura di Mantova di qualche anno fa, fui tra quelli che si interessarono alla creazione di un gruppo di “lettori residenti” collaterali a Wu Ming, partecipando nei mesi seguenti alla fondazione de “Iquindici”.
Iquindici hanno poi fatto tante cose interessanti, quando me ne ero già distaccato… voglio pensare sia un caso :-). Wu Ming ha continuato a scrivere e a comunicare con la comunità, ma fatto sta che avevo un po’ perso di vista tutto questo.
Nei mesi scorsi però ho ripreso a seguire in diretta la nascita dei primi racconti collaterali al libro, scritti per entrare nell’atmosfera e cercare di iniziare a costruire un immaginario legato al periodo storico, ai luoghi, alle persone, alle storie.

E veniamo dunque al motivo per cui sono particolarmente interessato, che è proprio questo: nei prossimi anni i Wu Ming continueranno a lavorare su questi temi per altri due libri e leggeranno e pubblicheranno i racconti piu’ interessanti che gli verranno inviati, aventi come argomento e ambientazioni quelli della serie di libri.
Nelle scorse settimane mi sono documentato, ho ricercato, scartabellato, riflettuto, preso appunti, tradotto, ordinato e ricevuto, ma alla fine credo di averlo stanato: ho il mio uomo. Il protagonista del mio racconto. Un racconto in evoluzione. In tutti i sensi ;-) (prima o poi diventerà piu’ chiaro il perché ora stia ammiccando…). Ma l’idea che sta nascendo, fino ad ora, mi sembra valida.
Dunque sono pronto, ma a questo punto, se dovessi scoprire che la mia storia è già stata raccontata nel libro, sarebbe un brutto colpo… dunque eccomi in attesa davanti alla libreria, come i giapponesi quando esce la nuova playstation… con le dita incrociate, nella speranza che l’uomo a cui ho dato la caccia con successo, si sia invece nascosto meglio, mentre passavano i Wu Ming…

venerdì 16 marzo 2007

Il vecchio e i concorsi

Mi è stato imposto un semaforo rosso, per il momento, per la pubblicazione dei racconti. I responsabili dei concorsi dicono di attendere che escano prima le loro pubblicazioni, per cui secondo loro dovrei aspettare mesi per metterli qui.
Penso dunque che farò una via di mezzo, selezionando e pubblicando sul blog i racconti che i regolamenti lasciavano piu' liberi, però mi servirà un po’ per rileggermi le postille di ogni bando…

Nel frattempo aggiungo la versione completa di queste righe che da qualche tempo compaiono nel mio profilo, e che sono talmente attinenti a questo blog, che meritano un post tutto loro.
In un passaggio dei 49 racconti di Hemingway, infatti, il protagonista si chiede “Novelle a premio. Scriveranno, i loro autori, i capolavori di domani?”.
Dal tono che usa, sembra far capire che non pensi sia così, ed in effetti temo proprio di concordare con la sua risposta. Però per il momento ci pago le bollette! E poi, dai, non si sa mai…

mercoledì 14 marzo 2007

Avranno visto Rimini, prima?

Ho saputo una cosa. Ho saputo che il Kursk, pochi mesi prima di affondare portando con se tutto il suo equipaggio, rimasto vivo per giorni sul fondo del Mare di Barents, effettuò una missione di ricognizione (leggi spionaggio) nel Mediterraneo, per monitorare gli spostamenti della flotta NATO allora impegnata nei bombardamenti alla Serbia per l’affare Kosovo. E che era previsto tornasse in Adriatico nella primavera successiva, a capo della prima grossa missione russa in Mediterraneo da oltre un decennio, se qualcosa non fosse andato storto.

Questa storia mi interessa. Sarà che in queste settimane mi sto un po' disintossicando dai concorsi, e mi torna la voglia di lavorare per me, fatto sta che mi piacerebbe usarla in qualche modo. Farne qualcosa. Ancora non so cosa.

Nel frattempo ho comunque un'ottima scusa per riguardarmi di continuo il video musicale di questo brano di Matt Elliott: the Kursk...


lunedì 12 marzo 2007

Se potessi rinascere...

...mi sa che putroppo rifarei tutto quanto. O almeno questo è ciò che intuisco dalla mia nuova esperienza su Second Life, al punto che ho persino già partecipato ad un concorso letterario (ne parlo piu' sotto) con questo haiku (sic)...

As emptied souls,
face the time, eclipse again
and show forgiveness.

Sono capitato in questo mondo virtuale (vedi www.secondlife.com) dapprima con scetticismo, poi con entusiasmo, poi con distacco o rassegnazione. In ogni caso l'ho trovato inevitabilmente interessante o interessantemente inevitabile.
La cosa che però mi ha colpito maggiormente (oltre a quanto sarebbe comodo volare o vestirsi da Darth Vader a piacimento) è come (non trattandosi di un gioco, ma di una vera organizzazione sociale virtuale) abbia finito per riprodurre su Second Life la mia Real Life. Nonostante cioè avessi la possibilità di trasformarmi in qualunque cosa o persona, con qualunque aspetto, personalità, modi ecc. alla fine il mio avatar mi assomiglia sia fisicamente sia in ciò che gli faccio fare.
E' stato inutile tentare di andare in discoteche, luoghi strani o quant'altro... alla fine i miei landmarks abbondano di parchi naturali e per mettermi a parlare decentemente con qualcuno - fatta eccezione per una rissa tra Bardamu, me ed un greco ubriaco ("...malakas!") - son dovuto andare a concerti di quelli che piacciono a me, o in libreria...
Ora, nel tentativo di vivere appieno il concetto di virtualità, mi sono creato anche un'altra identità ancora, chissà se riuscirò a farle fare cose diverse...

Per il momento però, come se non bastasse... ho già partecipato ad un concorso letterario virtuale su Second Life! L'associazione culturale "Info Writing Center" metteva in palio 500 Linden Dollars (moneta locale di SL) in un concorso di poesia Haiku in lingua inglese.
Io non faccio poesia, non è proprio nelle mie corde, ma l'haiku mi ha sempre ispirato per la sua rigida libertà e uno ogni tanto fa solo bene alla salute. Così ne ho scritto uno classico 5-7-5 (almeno credo, dato che in inglese non son mai stato tanto bravo a contare le sillabe...) ed ho partecipato al mio primo concorso in SL.

Ecco dunque il perchè di quell'haiku. Quanto al tema del concorso, che originalità... era l'amore.
Dal mio punto di vista, il mio haiku è perfettamente in tema, addentrandosi in un aspetto importante, ma non son certo saranno della stessa opinione...

Ah, su Second LIfe mi trovate come TenDollar Writer, o almeno quello è il nome di Jeckyll... il mio Mister Hide non ve lo dico...

sabato 10 marzo 2007

Italia - Resto do Mondu

In attesa che si risolvano alcune controversie che bloccano la pubblicazione sul blog dei primi racconti (ma in settimana dovrei essere pronto), una breve considerazione che nasce dalla visita di blog altrui.

Invidio infatti tantissimo chi ha blog su arti visive, musica e così via, perchè la platea a cui si rivolge è potenzialmente globale. Basta che i post siano scritti in inglese o francese o spagnolo o cinese e così via. Alcuni, come thomascampi, scrivono ad esempio ogni post in versione bilingue. E il mondo ti si apre. Perchè poi quello che condividi (immagini, suoni ecc.) è fruibile da pressoché tutti.
Dato che io invece scrivo, sarebbe putroppo del tutto inutile tradurre questi post, sapendo poi che i lettori che non parlano la lingua di Dante non riuscirebbero a leggere i miei racconti, che sono in ultima analisi la ragione (o il pretesto) dell'esistenza del blog.
Dunque finché non avrò traduzioni degne in lingue diverse (putroppo non basta saperle, tradurre è tutt'altra cosa: c'è qualche volontario?) mi rintanerò nella nostra piccola enclave italofona.

Per il blog tutto questo è un peccato anche perchè pare, dai dati del counter, che queste pagine siano quasi piu' visitate dall'estero che dall'Italia, ma alle assurde località che frequentano queste pagine dedicherò magari un post tra qualche tempo...

giovedì 8 marzo 2007

Dalle stelle alle stalle (o ai campi di patate)

Questa mattina avevo scordato di riattivare la suoneria del cellulare, che avevo disattivato ieri notte al concerto di un amico.
Così quando me ne sono accorto ho trovato cinque chiamate non risposte. Due le ho identificate immediatamente. Altre tre provenivano da un numero che non conoscevo. Per di piu' da un prefisso che non conoscevo.
Ho cercato di identificarlo su Internet, senza successo, scoprendo però che si trattava di un prefisso della zona di Varese.
- Ci siamo! - mi sono detto - Ecco quelli del concorso di Varese che mi comunicano vittorie trionfali e palate di emolumenti!
Così ho telefonato, lasciando un disinvolto messaggio in segreteria, dicendo che ora ero disponibile.

Un istante dopo il mio telefono squillava e sul display compariva il numero misterioso.
- Pronto?
- Si, mi dica, cosa vuole? - oltre al fatto che aveva chiamato lui, avevo l'impressione che il tono fosse un po' diverso da quello dei normali organizzatori di concorsi...
- Ehm, come le dicevo in segreteria, mi avete chiamato voi questa mattina, ma non ho sentito la chiamata...
- Ah ecco! Si, finalmente! Sono il mediatore - nessuna reazione da parte mia - Senta, per quel carico di patate possiamo fare così...

Nota editoriale: in onore della festa della donna ho trovato più opportuno allegare, come immagine di questo post, il fiore del Solanum Tuberosum, piuttosto che il suo ben noto tubero ;-)

mercoledì 7 marzo 2007

In regime di concorrenza

Dopo i giorni concitati di fine mese, mi sto prendendo qualche giorno di respiro, facendo altro.

Tuttavia l’altroieri, a Roma per il Master, mi è caduto l'occhio su di una edicola, nella quale svettava una nuova pubblicazione.
Si chiama "Scrivere" e in copertina mi è sembrato di vedere un noto scrittore riccio, che, sempre che fosse lui, si è già dedicato in passato ad insegnare queste cose.

Solo che allora, in quel di Torino, il costo del corso era di oltre 12.000 €, mentre qui suppongo sarà al massimo un millesimo di tale cifra.
Speriamo dunque che non se ne accorga nessuno... o che sia fatto male... insomma speriamo che gli imitatori di Alessandro Baricco (ops... mi è scappato il nome... o l'avrò invece scritto per attirare lettori inconsapevoli attraverso i motori di ricerca?) non facciano aumentare ulteriormente la concorrenza: non dovrò mica lavorare nell'unico campo in Italia dove si sia davvero in regime di concorrenza?

Credo però di poter stare tranquillo: non basta essere in tanti perchè ci sia concorrenza, e non si inizierà certo dalla letteratura a premiare il merito... per fortuna? ;-)

domenica 4 marzo 2007

Oltre Finisterre

"E' morto Alejandro Finisterre, poeta, filosofo, editore, ballerino di tip tap e fiero oppositore del regime di Francisco Franco. Tra i primi dirottatori aerei della storia dell'aviazione. Anche se il suo nome non passerà alla storia per tutto questo, ma per aver inventato il futbolìn, cioè il calciobalilla, il bilardino nella versione più moderna. Un'idea di cui parlò sempre poco perché non ne andava particolarmente fiero." G. Giuliani

Ho letto la notizia e ho deciso di informarmi, forse per poterlo ringraziare meglio.
Aveva diciassette anni, quando - ferito e ricoverato in ospedale durante la guerra civile spagnola - inventò un gioco di pallone da tavolo per gli altri ragazzi ricoverati con lui, molti dei quali non avrebbero piu' potuto giocare con le proprie gambe. Si mise all'opera assieme al carpentiere dell'ospedale e in breve tempo le palline iniziarono a insaccarsi nelle porte, tra i corridoi del reparto: era nato il calciobalilla.
Scappato dalla Spagna, dopo la vittoria franchista, vivrà in Francia, in Ecuador, in Messico, tra rivoluzioni, colpi di stato e letteratura. Laureato in filosofia, scrittore, diventò editore per permettere ai tanti esuli di lingua spagnola di pubblicare i propri lavori. Tornò poi in spagna, sempre continuando la sua vita eclettica e riservata.
Talmente riservata che della sua morte la stampa è venuta a conoscenza con molti giorni di ritardo e con dati contraddittori: l'8, il 9 di febbraio, per alcuni addirittura una settimana dopo.

In questa vita avventurosa, il biliardino non ebbe che una minuscola parte durante la sua gioventu'. E scomparve del tutto durante la fuga dalla Spagna, quando perse i documenti che attestavano la sua invenzione.
Si dice però che giocò un'ultima partita, anni dopo, ancora un volta in fuga, con Ernesto Guevara.
Me lo vedo, il Che, che gli dice "Eh no, Alejandro! Non si frulla! Dovresti saperlo: l'hai inventato tu!".

Ritiro quanto ho detto sulla fine della fiaba...

giovedì 1 marzo 2007

L'amuleto segreto di Baba Marta

Il primo di marzo è il giorno di Baba Marta (nonna Marta): e fin qui tutto bene.

Ci si dovrebbe sistemare sul bavero della giacca una martenitsa di filo bianco e rosso: fin qui ancora tutto bene, vorrà dire che oggi toccherà mettersi una giacca.

Possibilmente questa martenitsa dovrebbe avere figura umana: diventa già piu' complicato, ma se a regalartelo è qualcuno che sa fare, ancora non ci sono problemi.

L'ideale sarebbe che fosse a forma di due figurine maschio e femmina (rispettivamente di nome Pijo e Penda): vedi sopra, dunque ancora tutto sotto controllo.

A questo punto si deve girare con tali simpatiche e appariscenti figurine sul bavero: ancora tutto bene, basta un po' di faccia tosta - fino a che...

Fino a che non si vede la prima cicogna.

E dove dovrei trovarla io una cicogna?
Per strada, al caffè?
Forse posso risolvere la cosa ordinandola su ebay?

Poi, la "prima" cicogna: eh si perchè chissà quante ne vedrò quest'anno. Starò attento che non sia la seconda, o l'ottantaduesima, che altrimenti porta male...

A questo punto, si toglie la martenitsa dal bavero della giacca e la si appende al ramo di un albero, sperando che non ti denuncino per danni al decoro pubblico: soprattutto per non essere costretto poi a chiedere la solidarietà di Federico Moccia, per analogia al caso dei lucchetti di Ponte Milvio.

Cercando su Internet, ho forse trovato un centro di reintroduzione della cicogna, vicino a Bentivoglio... dite che vale se la avvisto dentro una gabbia?

Temo non sia piu' tempo per le fiabe...

martedì 27 febbraio 2007

Sempre di corsa

Domani è l'ultimo del mese e dunque scadenza di parecchi concorsi.
Questa settimana son riuscito a spedire un racconto il 24, due freschi freschi questa mattina (uno tra l'altro ce l'avevo sulla punta della penna da almeno tre quattro anni e non avevo mai trovato lo stimolo per terminarlo, invece ora l'ho finito, magari piu' sbrigativamente del previsto, ma fi-ni-to: viva i concorsi).
Domani dunque è rimasto un solo premio interessante al quale non ho ancora spedito il materiale. In questi giorni ho provato a mettere da parte il fatto che chiedano troppe pagine, per un concorso senza soldi in palio, così ho elaborato un'idea e buttato giu' un diecimila caratteri. Ma ne mancano ancora tantissimi. E ho circa 19 ore a disposizione (sonno escluso). Per poter partecipare, alle 12 di domattina, quando gli spedizionieri passeranno a ritirare la posta all'ufficio postale, la mia busta dovrebbe già trovarsi nel mucchio. A finirlo probabilmente ce la farò, ma sarà da vedere se il risultato sarà compatibile alle aspettative. Aspettative di chi, mie o loro, questo non so.
Per ora torno allo scrittoio digitale (e per questo dovrò anche rinviare il lavoro sul sito di bardamu :-( mi scuso). E c'è un così bel sole, fuori...

domenica 25 febbraio 2007

Un'ultima cosa e si parte

Innanzitutto la postilla alla suspance del post precedente: alla fine l'ho fatto. Mi sono messo d'impegno per tutta la notte e alla mattina avevo pronto il racconto. Quello corto, da 2600 battute. Ne è venuto fuori un noir "quotidiano", dal titolo "Una curva, per Tortuga".
La premiazione è tra una ventina di giorni, quindi spero di poterlo pubblicare qui molto presto.

Proprio di questo volevo parlare, prima di poter finalmente a pubblicare anche qualche racconto.

Ecco dunque un nota tecnico/legale: ovviamente potrò pubblicare i racconti per intero (in pdf suppongo) solamente dopo il termine dei rispettivi concorsi (e potrebbe inoltre capitare la necessità di nasconderli temporaneamente anche dopo, se dovessi decidere di riutilizzarli…).

Ne ho comunque di già passati in giudicato dalle giurie che posso già postare e potrò proseguire in questo modo di volta in volta.

Inoltre man mano che lavorerò metterò sul blog le idee, note su cosa sto lavorando e, magari brevi estratti di quanto avrò appena spedito, giusto qualche assaggino.

Ora possiamo partire, credo.

sabato 24 febbraio 2007

Errore! Rimediabile?

Accidenti! Grazie all'ormai tradizionale sprint finale, ero riuscito a terminare il racconto per il concorso che scade domani. O almeno così credevo.
Era un concorso interessante piu' che altro perchè il vincitore veniva tradotto in 5 lingue: online non cartaceo, però ero curioso di leggermi in altre lingue, tradotto da professionisti, e poi perchè in giuria c'era Andrea Pinkett.
Però, incredibile, mi ero sbagliato a leggere il bando! O meglio, avevo copiato male alcuni dati nel tabellone con tutti i concorsi in scadenza che sta appeso di fianco alla porta d'ingresso di casa mia.
Così mi ero perso per strada che non si trattava di un racconto a tema libero di 7000 battute, ma avrei dovuto parlare di ALBERI! Oppure fare un noir da 1600 caratteri al massimo, spazi compresi.
E il brutto è che l'avrei anche fatto volentieri. Per vari motivi: sia perchè preferisco che mi dian loro il tema, così i racconti che vengono in modo un po' piu' creativo me li tengo e non devo cedere i diritti a nessuno; e poi è piu' challenging, insomma mi diverto a dover inventare qualcosa su un argomento che mi vien richiesto.
Comunque niente alberi per stavolta. E l'altro racconto verrà sempre buono, anzi son contento di averlo finito, l'avevo in mente da parecchio.
Però è un peccato... sarei quasi tentato di lavorarci stanotte... ma domani ho da fare, forse dovrei dormire... suspance...

giovedì 22 febbraio 2007

Continuiamo così, facciamoci...

Nando Rossi è nato a Portomaggiore, come me. La parola mi piace, poi ho sempre trovato affascinante l'idea di un porto nella pianura a quaranta chilometri dal mare.
Sarà d'ora in poi piu' doloroso scriverlo, ogni volta, sui documenti?

mercoledì 21 febbraio 2007

Oggi come oggi

Interrompo temporanea- -mente l’excursus storico che mi ha portato qui, per accennare un poco a come sono messo in questi giorni.

Dopo i racconti consegnati a fine gennaio e nella prima settimana di febbraio, con la fine di febbraio ci susseguiranno rapidamente un mucchio di scadenze: almeno una decina di concorsi, tra i quali ne avevo selezionati tre/quattro come papabili.

Purtroppo in questi giorni devo scrivere anche altre cose (un’intervista, un altro articolo e iniziare a lavorare alla tesi del Master) e come se non bastasse sento come una spada di Damocle la risposta che mi devono dare a proposito di un nuovo posto di lavoro (se mi dovessero prendere dovrei decidere se trasferirmi in Romania).

Il tutto mina considerevolmente le mie capacità mimetiche e non so se riuscirò a rispettare la tabella di marcia.

Vorrei almeno scrivere le cinque paginette di un concorso che scade il 24 e altre cinque per il 28 dello stesso mese. Ci sarebbe anche il concorso indetto dal comune della mia città (Ferrara), che in zona avrebbe certamente un’ottima risonanza… ma vogliono piu’ di venti pagine e non pagano nulla… se ce l’avessi pronto potrei anche farlo, ma lavorare così… non so. Il tema dovrebbe essere proprio la ferraresità. Avevo una mezza idea su un posto poco frequentato che mi piace molto e su degli incontri piuttosto particolari. E sul fatto di andarsene. Vedremo.

lunedì 19 febbraio 2007

Ten-dollar-writer?

L’idea di questo blog è quella di raccontare l’”esperimento” che sto portando avanti da alcuni mesi: rinunciare, cioè, a scrivere come fosse una cosa da artisti e considerarlo invece onesto lavoro da operai, o meglio ancora (e piu’ attinente al titolo), ancora piu’ onesto lavoro di prostituzione.
Parlerò infatti di scrittura, dello scrivere e di cose scritte, nel modo in cui lo sto facendo in questo momento. Ovvero si può campare di parole, per di piu’ senza dover stare dodici ore in una redazione?
Per il momento funziona così: basta brillanti spunti non portati a termine! Basta belle trovate che non interessino a nessuno o al contrario racconti “da scrittore”! Si va invece su Internet e si cerca su tutti i siti immaginabili i bandi di concorso in scadenza. Si analizzano le richieste con attenzione e le si mette in tabella, evidenziando con particolare cura la cifra messa in palio.
E a quel punto si parte con la catena di montaggio.
Il primo mese ho consegnato sette racconti: uno è stato ignorato, due non han superato le qualificazioni, ma quattro sono stati premiati (un quarto posto, un terzo, due primi classificati), due pubblicati, con un notevolissimo gruzzoletto di incasso totale, piu’ spese di viaggio e alloggio per le premiazioni… ho deciso di continuare, ci erano cascati.

Non che sia una trovata geniale. Dopotutto, ma lungi da me l’intenzione di nobilitare quanto sto facendo, lo facevano anche Dostevskij e tanti altri. Quando avevano dei conti da pagare si mettevano allo scrittoio e buttavano giu’ qualche pagina. Bardamu mi dice che Bukovski usava addirittura estrarre dei bigliettini con parole a caso che metteva in successione, per non dover nemmeno far lo sforzo di inventarsi una trama (mi sembra di ricordare lo facessimo anche noi alle elementari…).

L’intenzione è dunque quella di raccontare qui questa attività fatta di scadenze, parole, spunti e risultati che arrivano quando ti sei dimenticato di aver partecipato ad alcunchè. E ovviamente ci metterò anche brani a cui sto lavorando e qualche racconto intero da scaricare.

Un’ultima nota a proposito dello stile: non è che visto che mi spaccio per uno che scrive, questo blog sarà redatto con grazia sopraffina, anzi farò di tutto per trattenermi da tale tentazione. In un blog è infatti necessario scrivere “alla buona” (anche perché sennò addio aggiornamenti costanti…) e poi faccio meretricio di scrittura, quindi “niente baci sulla bocca” e niente parole limate senza nulla in cambio…

sabato 17 febbraio 2007

Fiocco azzurro (suppongo un blog sia maschio...)

Alla fine ho ceduto.
E oggi nasce questo blog.

Parlerà soprattutto di scrittura, ma non tanto di quello che mi fa piacere scrivere, quanto di fogli scritti, di concorsi, di soldi, del vendersi con tranquillità e di un esperimento che da un po’ di tempo sto facendo su me stesso. Ma tutto questo sarà l’oggetto del prossimo post, il compito del giorno è invece giustificare il grave crimine di avere aperto un nuovo, ennesimo blog.

Anche tuttora, infatti, mentre digito questo primo post, mi chiedo se sia stata una buona idea lasciarmi convincere ad inaugurarlo. Perché non penso sia necessario, perché non so se avrò il tempo e la pazienza di gestirlo con costanza. Poi perché non so se sono il tipo da blog, di quelli che sanno trasformare un mazzetto di post di gente rissosa in una comunità che arricchisca tutti. Ma soprattutto perchè se io ho tutti questi dubbi, figuriamoci gli altri: facile immaginarsi sul blog il traffico che vorresti incontrare in autostrada la notte di una partenza intelligente.

Ma dato che alla fine anche la notte di quella partenza intelligente, appena fuori città finisci di solito per trovare un mucchio di gente, allora forse tanto vale tentare.
E se andrà male, al fiocco azzurro affiancheremo una corona di fiori…