lunedì 19 febbraio 2007

Ten-dollar-writer?

L’idea di questo blog è quella di raccontare l’”esperimento” che sto portando avanti da alcuni mesi: rinunciare, cioè, a scrivere come fosse una cosa da artisti e considerarlo invece onesto lavoro da operai, o meglio ancora (e piu’ attinente al titolo), ancora piu’ onesto lavoro di prostituzione.
Parlerò infatti di scrittura, dello scrivere e di cose scritte, nel modo in cui lo sto facendo in questo momento. Ovvero si può campare di parole, per di piu’ senza dover stare dodici ore in una redazione?
Per il momento funziona così: basta brillanti spunti non portati a termine! Basta belle trovate che non interessino a nessuno o al contrario racconti “da scrittore”! Si va invece su Internet e si cerca su tutti i siti immaginabili i bandi di concorso in scadenza. Si analizzano le richieste con attenzione e le si mette in tabella, evidenziando con particolare cura la cifra messa in palio.
E a quel punto si parte con la catena di montaggio.
Il primo mese ho consegnato sette racconti: uno è stato ignorato, due non han superato le qualificazioni, ma quattro sono stati premiati (un quarto posto, un terzo, due primi classificati), due pubblicati, con un notevolissimo gruzzoletto di incasso totale, piu’ spese di viaggio e alloggio per le premiazioni… ho deciso di continuare, ci erano cascati.

Non che sia una trovata geniale. Dopotutto, ma lungi da me l’intenzione di nobilitare quanto sto facendo, lo facevano anche Dostevskij e tanti altri. Quando avevano dei conti da pagare si mettevano allo scrittoio e buttavano giu’ qualche pagina. Bardamu mi dice che Bukovski usava addirittura estrarre dei bigliettini con parole a caso che metteva in successione, per non dover nemmeno far lo sforzo di inventarsi una trama (mi sembra di ricordare lo facessimo anche noi alle elementari…).

L’intenzione è dunque quella di raccontare qui questa attività fatta di scadenze, parole, spunti e risultati che arrivano quando ti sei dimenticato di aver partecipato ad alcunchè. E ovviamente ci metterò anche brani a cui sto lavorando e qualche racconto intero da scaricare.

Un’ultima nota a proposito dello stile: non è che visto che mi spaccio per uno che scrive, questo blog sarà redatto con grazia sopraffina, anzi farò di tutto per trattenermi da tale tentazione. In un blog è infatti necessario scrivere “alla buona” (anche perché sennò addio aggiornamenti costanti…) e poi faccio meretricio di scrittura, quindi “niente baci sulla bocca” e niente parole limate senza nulla in cambio…

4 commenti:

accento svedese ha detto...

Non fa una piega direi.
In fondo c'è chi fa i jingle pubblicitari per campare, perchè non scrivere i racconti?
Notevole la foto. :D

federico
accentosvedese.blogspot.com

duccio ha detto...

ne abbiamo parlato diverse volte di persona, ma sul fatto di riuscire ad imporsi il "non scrivere bene"... ho qualche perplessità... è veramente difficile non lasciarsi prendere la mano, nemmeno un pochino ;)

giac ha detto...

@ federico
i jingle sono il vero fondamento della cultura non solo europea ma mondiale, altrochè radici giudaico-cristiane! :-)

@ bardamu
in realtà credo il mio discorso fosse tutta una scusa per mettere avanti le mani in vista del primo congiuntivo buttato a caso ;-)

accento svedese ha detto...

I jingle di Franco Godi, in seguito produttore degli Articolo 31. Storia italiana.