sabato 26 maggio 2007

dieci incipit: i testi

Ecco dunque dieci incipit tratti dalla mia carriera di lettore (per l'introduzione e la spiegazione vedi il post qui sotto "dieci incipit: prologo").
Nel week end deciderò le vittime che dovranno proseguire la catena, anche se essendo pessimo nelle relazioni pubbliche da blogger dovrò arrampicarmi sugli specchi...


Peter Pan
di James Matthew Barrie

Tutti i bambini, tranne uno, crescono. Lo sanno presto che cresceranno e Wendy lo seppe a questo modo. Un giorno, quando aveva due anni, giocando in un giardino, colse un fiore e lo portò di corsa a sua madre. C'è da pensare che la bimba, in quell'atteggiamento, sembrasse deliziosa, poiché la signora Darling appoggiò le mani al cuore ed esclamò: "Oh, perché non puoi restare così per sempre?" Questo fu tutto quanto passò tra di loro sull'argomento, ma, da allora, Wendy seppe che sarebbe dovuta crescere. Tutti, dopo i due anni, scopriamo questa verità. I due anni sono il principio della fine.

Un sacchetto di biglie
di Joseph Joffo

Faccio rotolare la biglia tra le dita, in fondo alla tasca.
E’ la mia preferita, l’ho sempre con me. E lo strano è che si tratta della piu’ ordinaria di tutte: niente a che vedere con le agate o con quelle grosse di piombo che ammiro nella vetrina di papà Ruben, all’angolo della rue Ramey; è una biglia di terracotta con la vernice scheggiata che crea sulla sua superficie delle asperità, dei disegni, com il mappamondo che abbiamo in classe, in piccolo.
Mi piace, è bello avere la Terra in tasca, ben in fondo con le montagne, i mari e tutto.
“E allora, accidenti, ti decidi?”

I delitti della Via Morgue
di
Edgar Allan Poe

Le facoltà mentali che sono chiamate analitiche sono, di per sé, poco suscettibili di analisi; le valutiamo esattamente solo nei loro risultati; tra l'altro, sappiamo che per coloro che le possiedono sono una fonte di vivissima gioia. Come l'uomo forte si rallegra della sua abilità fisica dilettandosi in quegli esercizi che mettono in azione i muscoli, così un uomo di mente analitica si gloria di quell'attività spirituale che sa districare e trova piacere anche nelle più comuni occupazioni che fanno entrare in azione il suo talento; va pazzo per gli enigmi, gli indovinelli, i geroglifici, mostrando nella soluzione di ognuno un acume che alle persone normali sembra soprannaturale; i risultati ottenuti attraverso l'essenza, l'anima stessa del metodo, hanno, in verità tutta l'aria di una intuizione.

Moby Dick o la balena
di Herman Melville

Chiamatemi Ismaele. Alcuni anni fa - non importa quanti esattamente - avendo pochi o punti denari in tasca e nulla di particolare che m'interessasse a terra, pensai di darmi alla navigazione e vedere la parte acquea del mondo. È un modo che ho io di cacciare la malinconia e di regolare la circolazione. Ogni volta che m'accorgo di atteggiare le labbra al torvo, ogni volta che nell'anima mi scende come un novembre umido e piovviginoso, ogni volta che mi accorgo di fermarmi involontariamente dinanzi alle agenzie di pompe funebri e di andar dietro a tutti i funerali che incontro, e specialmente ogni volta che il malumore si fa tanto forte in me che mi occorre un robusto principio morale per impedirmi di scendere risoluto in istrada e gettare metodicamente per terra il cappello alla gente, allora decido che è tempo di mettermi in mare al più presto.

Memorie dal sottosuolo
di Fedor Michailovic Dostoevskij

Sono un uomo malato... Sono un uomo cattivo. Un uomo sgradevole. Credo di avere mal di fegato. Del resto, non capisco un accidente del mio male e probabilmente non so di cosa soffro. Non mi curo e non mi sono mai curato, anche se rispetto la medicina e i dottori. Oltretutto sono anche estremamente superstizioso; be', almeno abbastanza da rispettare la medicina. (Sono abbastanza colto per non essere superstizioso, ma lo sono.) Nossignori, non voglio curarmi per cattiveria. Ecco, probabilmente voi questo non lo capirete. Be', io invece lo capisco.

Il pendolo di Foucault
di Umberto Eco

Fu allora che vidi il Pendolo.
La sfera, mobile all'estremità di un lungo filo fissato alla volta del coro, descriveva le sue ampie oscillazioni con isocrona maestà.
Io sapevo - ma chiunque avrebbe dovuto avvertire nell'incanto di quel placido respiro - che il periodo era regolato dal rapporto tra la radice quadrata della lunghezza del filo e quel numero "pi greco" che, irrazionale alle menti sublunari, per divina ragione lega necessariamente la circonferenza al diametro di tutti i cerchi possibili - così che il tempo di quel vagare di una sfera dall'uno all'altro polo era effetto di una arcana cospirazione tra le più intemporali delle misure, l'unità del punto di sospensione, la dualità di una astratta dimensione, la natura ternaria di "pi greco", il tetragono segreto della radice, la perfezione del cerchio.

Sei pezzi da mille
di James Ellroy

ESTRADIZIONE
22-25 novembre 1963

WAYNE TEDROW JR.
Dallas, 22/11/63

L'avevano spedito a Dallas ad ammazzare un pappone negro di nome Wendell Durfee. Non era sicuro di farcela.
Il Consiglio dei gestori di casinò gli aveva offerto il viaggio. In prima classe. Avevano attinto dai loro fondi neri. L'avevano pagato. Gli avevano dato sei pezzi da mille.
Nessuno l'aveva detto:
Ammazza quel negro. Fa' un bel lavoro. Prendi i nostri soldi.

Q
di Luther Blissett

Sulla prima pagina è scritto: Nell'affresco sono una delle figure di sfondo.
La grafia meticolosa, senza sbavature, minuta. Nomi, luoghi, date, riflessioni. Il taccuino degli ultimi giorni convulsi.
Le lettere ingiallite e decrepite, polvere di decenni trascorsi.
La moneta del regno dei folli dondola sul petto a ricordarmi l'eterna oscillazione delle fortune umane.
Il libro, forse l'unica copia scampata, non è più stato aperto.
I nomi sono nomi di morti. I miei, e quelli di coloro che hanno percorso i tortuosi sentieri.
Gli anni che abbiamo vissuto hanno seppellito per sempre l'innocenza del mondo.
Vi ho promesso di non dimenticare.
Vi ho portati in salvo nella memoria.
Voglio tenere tutto stretto, fin dal principio, i dettagli, il caso, il fluire degli eventi. Prima che la distanza offuschi lo sguardo che si volge indietro, attutendo il frastuono delle voci, delle armi, degli eserciti, il riso, le grida. Eppure solo la distanza consente di risalire a un probabile inizio…

Un punto d’origine. Memorie che ricompongono i frammenti di un’epoca. La mia. E quella del mio nemico: Q.

La biblioteca di Babele
di Jorge Luis Borges

L'universo (che altri chiama la Biblioteca) si compone d'un numero indefinito, e forse infinito, di gallerie esagonali, con vasti pozzi di ventilazione nel mezzo, bordati di basse ringhiere. Da qualsiasi esagono si vedono i piani superiori e inferiori, interminabilmente. La distribuzione degli oggetti nelle gallerie è invariabile. Venticinque vasti scaffali, in ragione di cinque per lato, coprono tutti i lati meno uno; la loro altezza, che è quella stessa di ciascun piano, non supera di molto quella d'una biblioteca normale. Il lato libero dà su un angusto corridoio che porta a un'altra galleria, identica alla prima e a tutte. A destra e sinistra del corridoio vi sono due gabinetti minuscoli. Uno permette di dormire in piedi; l'altro di soddisfare le necessità fecali. Di qui passa la scala spirale, che s'inabissa e s'innalza nel remoto.

Sportswriter
di Richard Ford

Mi chiamo Frank Bascombe. Faccio il giornalista sportivo.

Da quattordici anni vivo qui, al 19 di Howing Road, A Haddam, New Jersey, in una grande casa Tudor che ho comprato dopo aver venduto un libro di racconti a un produttore cinematografico.

Mi aveva reso un mucchio di soldi, allora e sembrava che la cosa avrebbe garantito una vita piacevole a me, a mia moglie e ai nostri tre bambini, due dei quali non erano ancora nati.

Che cosa fosse quella vita piacevole che mi aspettavo, non saprei proprio. Comunque non direi che non ci sia stata. E' che sono successe tante cose, da allora. Per esempio, non sono piu' sposato con X. Il bambino che avevamo quando tutto è cominciato è morto, ce ne sono altri due, come ho detto prima. Sono vivi e sono proprio dei bei bambini.

dieci incipit: prologo

Mio malgrado, sono stato coinvolto, da cari amici, in due catene tra blogger: una sugli incipit di libri a cui teniamo (grazie bardamu...), l'altra sui 25 brani che siano in grado di raccontare cosa sia il rock ad un alieno (grazie accentosvedese...). Quest'ultima necessita di piu' raziocinio di quanto sia io in grado di fornire in questi giorni, ragione per cui preferisco procedere prima con gli incipit.

Ne ho scelti dieci, non dai miei libri preferiti in assoluto (non saprei indicarli, temo), ma piuttosto da libri che costruiscano un percorso della mia vita di lettore. Perciò il primo sarà addirittura "Peter Pan", il primo libro che abbia letto per conto mio, proseguendo poi con il primo libro serio da piccolo, "un sacchetto di biglie", un libro che oggi non so proprio come sia, lo ricordo vagamente, con cose anche dure, e quella malinconia da narratore anziano che parla dell'infanzia. E poi proseguo con l'adolescenza e via quindi a tre grandi tra grandi: poe, melville, dostojievskji. Poi una manciata di italiani, ovvero il mio prof. Eco e gli amici Wu Ming quando ancora erano Luther Blisseth. Concludendo infine con un terzetto d'oltreatlantico: la narrazione fatta carna di Ellroy, la mia assoluta passione per Borges (che con Poe testimonia il mio affetto per il racconto come forma autonoma, a volte molto piu' potente del romanzo) e concludendo con la piu' recente infatuazione per Richard Ford (autore meno narrativo e apparentemente troppo esplicitamente introspettivo per i miei gusti e che invece mi sta piacendo davvero molto).

Ora che li ho declamati, non resta che copiare gli incipit... domani. Anche per guadagnare tempo e riuscire a procurarmi un'altra copia di quelli che in questo momento sono in prestito ad amici. Su internet infatti non li ho trovati. E, in silenzio, me ne sono immotivatamente compiaciuto. Sarà piu' piacevole condividere testi, anche molto noti, che altrimenti non si potrebbero trovare.

martedì 22 maggio 2007

Illustre artista...

Questa mattina ho trovato nella buchetta della posta una lettera indirizzata a me. E sull'etichetta mi si appellava nel modo discutibile che riporto nel titolo. Spinto da tale irresistibile "lusinga" mi son dunque forzato ad aggiornare il blog.
Si trattava della risposta ad un concorso letterario (la prima di cinque o sei che dovrei ricevere per questo mese) al quale avevo partecipato con una storia sulla vecchiaia di Hernan Cortes.
Beh, alla faccia dell'illustre artista, non son nemmeno tra i finalisti! Io che già mi vedevo crogiolarmi al sole di Cava de' Tirreni con il fare dell'illustre artista...
Dicono che mi darebbero comunque una medaglia se ci andassi... questa cosa mi ricorda un po' le medaglie del Comune che per un decennio ci rifilarono ad ogni evento e competizione scolastica, indipendentemente dal piazzamento, così sulla fiducia. Alla fine ognuno di noi ne possedeva una decina, tutte uguali, scure, con un bassorilievo dei tre monumenti simbolo della città su di un lato e... boh non saprei dire cosa ci fosse sull'altro... belle però, e credo di aver imparato a conoscere le leghe metalliche con quelle medaglie. Probabilmente non sembrerà un grande merito, però meglio che niente...
Va bè, smetto di sbrodolarmi addosso parole. Credo siano i postumi dell'astinenza da blog. Cercherò di evitarli, con una maggiore regolarità redazionale. A partire da ogni volta che mi arriverà un'altra illustre trombatura...